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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



VOYAGE PITTORESQUE

VOYAGE PITTORESQUE




TINDARI ED IL GOLFO DI PATTI NELLE IMMAGINI DI VIAGGIATORI EUROPEI DAL XVI AL XIX secolo

Esposizione visitabile a Villa Amato (Tindari) dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 12:30

Inaugurazione: sabato 20 ottobre ore 17,30

Orari di visita: dal lunedì al venerdì ore 9,30/12,30.
Progetto di Giovanni C. Sciacca e Filippo Nasca
Realizzazione:
Azienda del Turismo di Patti e Tindari
Aciap “Libero Grassi” (Associazione Commercianti Imprenditori ed Artigiani) di Patti
Centro Studi ArticoloNove

Villa Amato è resa disponibile dalla Soprintendenza ai BB.CC. di Messina
Con la collaborazione di: Associazione Amici della Terra di Capo d’Orlando, Roberta Isgrò, Lucia Lo Presti
Con il patrocinio del Comune di Patti

La mostra presenta circa 40 tavole che riproducono disegni e dipinti eseguiti con tecniche varie fra il XVI ed il XIX secolo. Mitica e spesso difficilmente accessibile, crocevia di guerre ed intrighi politici e diplomatici, la Sicilia di queste immagini (che ritraggono soprattutto Tindari con le antiche e suggestive rovine di epoca greca e romana, ed il mare del suo golfo) rivive negli schizzi di geografi o architetti (come Tiburzio Spannocchi e Camillo Camiliani), ammiragli e soldati al servizio delle potenze europee del tempo (W.Henry Smith o George Cockburn, che combattè con Nelson), religiosi, intellettuali e scrittori di varia nazionalità (da Willem Schellinks, olandese, a Philippe Cluver, polacco; da Jean Houel, francese, a Carl Grass, lettone, e Aleksandr Certkov, russo, e tanti altri ancora) che attraverso il viaggio rispondevano talvolta ad una necessità di formazione e di studio, o più prosaicamente celavano nella finta curiosità intellettuale per le antiche rovine, interessi ed obbiettivi (diremmo oggi) di intelligence, ritraendo scorci panoramici della Sicilia del tempo ma anche e soprattutto le fortificazioni e le opere militari disseminate lungo le coste

Per informazioni: Azienda del Turismo di Patti e Tindari

Tel. 0941 241136 www.pattietindari.it

Posta elettronica: info@pattietindari.it

Rigore e amore per le proprie radici sono alla base delle ricerche che Giovanni Crisostomo Sciacca dedica alla storia di questa terra. Già nelle “Fonti per una storia di Tindari e Patti” si era apprezzato l’approccio scientifico nello studio delle fonti dei due siti, da Teone Grammatico a Tommaso Fazello, dal Diploma del Gran Conte Ruggero a Nicola Speciale. In continuità e all’insegna del medesimo rigore documentario si collocano le 31 tavole di questa mostra, che saranno parte di un volume la cui pubblicazione è prevista per l’anno prossimo.
“Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”, affermava Guy De Maupassant; in un sogno queste opere immergono oggi lo spettatore, nei paesaggi stupiti e innamorati dei grandi viaggiatori che dalla seconda metà del '500 alla fine dell’800 visitarono i paesi della costa tra Milazzo e Capo d’Orlando. Queste vedute sono la testimonianza dell’interesse che questi luoghi suscitarono in epoche in cui i viaggi a dorso di mulo e in lettiga erano faticosissimi e non privi di rischi. A noi viaggiatori del digitale e delle foto scaricate su internet stupisce la magia di queste immagini, dono del tempo lento e meditabondo di chi si lasciava incantare dai luoghi, per documentare rovine che ancora le attenzioni degli archeologi non avevano degnamente preso a cuore. Non è un caso che il resto della costa occidentale venisse trascurato: nessun resto monumentale degno di nota! Per le strade, poi, bisognerà aspettare il periodo post -unitario.
Stupisce che queste opere non sempre siano frutto di mani di artisti filosofi: Tiburzio Spannocchi era un architetto militare, Camillo Camiliani un altro architetto, W. Henry Smyth un ammiraglio, l’Abate Francesco Ferrara un naturalista, intellettuale di taglio rinascimentale dagli infiniti interessi, Eugene Viollet Le Duc architetto e restauratore di cattedrali, Sir George Cockburn militare di professione, comandante nel 1810 della divisione dell’esercito inglese di stanza a Messina.

Molto diversificata poi la provenienza dei viaggiatori, a conferma che la fama della terra di Sicilia volava alto e, prescindendo dai “viaggiatori propriamente detti”, il fascino esercitato da monumenti, rovine e palazzi sul cuore dell’uomo non ha bisogno necessariamente di un committente: da Philip Cluver polacco a Willem Schellinks olandese, da Jean Houel francese a Carl Grass lettone, da W.H.Smyth inglese a A.D.Certkov russo, a qualche italiano le cui visite non sono meno degne di nota, considerato che oggi, in tempi di viaggi di massa, il nostro tratto di costa non è ancora una meta turistica privilegiata dagli italiani.
Queste trentuno tavole incantano i nostri occhi con coste appena abbozzate, con spiagge e vecchi edifici, con piantine di beni storici e archeologi distrutti dall’incuria degli uomini, come la tonnara di San Giorgio, o dal tempo che “omnia facit et consumit”, e contro il quale l’uomo non ha saputo erigere baluardi e protezioni, come è accaduto alla Torre di Patti.
La disposizione in ordine cronologico rispetta il rigore dell’approccio che Giovanni Crisostomo Sciacca ha applicato a questa ricerca, disciplinando e distribuendo lo snodarsi del “voyage” di chi lo ha preceduto con queste pennellate, con questi tratteggi, con questi sfumati che sentimentalmente sono anche i suoi e di tutti quelli che con le loro opere d’ingegno ricordano la propria terra.

Giovanni Crisostomo Sciacca è nato a Roma, dove vive, nel 1945. Come il padre ed il nonno è avvocato amministrativista.

La sua famiglia è stata ed è fortemente radicata nel territorio di Patti, dove nel castello della Scala, dalla metà del '700 sino al 1900, anno della morte del Barone Domenico Sciacca della Scala, è stata conservata la più ampia raccolta di antichità di Tindari, patrimonio culturale disperso da più di un secolo e di cui solo ora si incominciano a ricercare le tracce.

Sono quindi le sue radici e l'affetto per questi luoghi, dove torna quando può, ad averlo prima incuriosito e poi appassionato nella ricerca sistematica e nella divulgazione di testi poco reperibili, raccolti nel libro "Fonti per una storia di Tindari e Patti", edito dall'”Erma” di Bretschneider.

Ora sta preparando un nuovo volume che raccoglie le testimonianze dei molti viaggiatori che visitarono questi luoghi a partire dal XVI secolo, con una vera e propria caccia al tesoro tra biblioteche, archivi, librerie antiquarie, aste, internet, etc..



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