Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Odeon-Catania
Con ingresso da via Vittorio Emanuele 260, ad Ad ovest del Teatro romano, all’interno dell’area demaniale, si trova il piccolo teatro o Odeon, delimitato a nord dalla via Teatro Greco e a ovest dalla via Sant’Agostino. Lorenzo Bolano ne dà una descrizione sintetica ma molto interessante che permette di conoscere lo stato di conservazione del monumento alla metà del XVI secolo, in un’epoca precedente alla spoliazione che si fece dei monumenti antichi per la costruzione delle Mura della città e precedente, ovviamente, al terremoto del 1693. Al suo tempo l’edificio, subite le devastazioni di Ruggero, già in possesso nel XV secolo della famiglia Carrera che lo utilizzò per il recupero di materiali utili alla costruzione della vicina chiesa di Sant’Agostino, si conservava tuttavia in maniera da essere ben riconoscibile. Holm, che lo vide già parzialmente liberato, lo descrisse con esattezza confermando quanto già detto un secolo prima dal Biscari: la cavea, semicircolare e rivolta verso sud est, è costituita da una prima serie di gradini dei quali il primo si posa direttamente sull’orchestra; una stretta praencinctio separa questo primo ordine dal resto delle gradinate divise in cunei da scalette e poggiate su diciotto muri a raggiera. Essi delimitano vani non comunicanti tra di loro, aperti verso l’esterno e in antico utilizzati, si dice, come botteghe. La presenza di soglie e controsoglie con i fori per l’incasso dei cardini attesta la presenza di porte di chiusura. L’esterno è caratterizzato da una successione continua di aperture ad arco con un raro elemento architettonico caratterizzante l’intera struttura; si tratta di un architrave retto in blocchi squadrati in pietra lavica posti più in basso dell’imposta dell’arco; privo di una funzione portante, esso è un elemento decorativo di straordinaria originalità. Biscari, che bene colse il carattere di unicità o comunque di rarità dell’Odeon, identificò quale elemento di comunicazione tra esso ed il Teatro una grande scala posta tra i due monumenti ritenuta di epoca medievale. Holm riferisce il noto tentativo del Barone Sigona di Villermosa di demolirne una parte facendo saltare nottetempo la volta di un fornice, in quanto esso era di impedimento al progetto di ampliamento alla sua casa. La gravità del fatto indusse Paolo Orsi, Soprintendente alle Antichità, a procedere all’espropriazione dell’area e alla liberazione del monumento.