Man mano che ci si avvicina ad Erice si scorge la cinta muraria. La prima cortina muraria venne innalzata dagli Elimi intorno all'VIII secolo a.C. e successivamente consolidata dai punici. Le mura sono complete di camminamenti, "postierle" (piccole porte), torri (nel XVII secolo se ne contavano 25, ma ne restano 16) e porte. I Normanni ve ne aprirono tre: porta Trapani, porta del Carmine e porta Spada (dove sono incisioni puniche nelle mura del terzo torrione).
Passata porta Trapani, stradine tortuose, cortili interni e vie selciate, conferiscono al luogo un carattere sereno e antico. Proprio sulla destra, in via San Giuseppe, dietro i palazzi La Porta, Platamone e Rizzo, si apre lo slargo con la chiesa della Matrice, la cattedrale cittadina dedicata all'Assunta.
A sud-est dell'abitato, alla fine del viale Conte Pepoli, sopra una rocca imprendibile dove era l'antica acropoli, e sorgeva il tempio di Venere ericina, venne eretto, tra il XII e il XIII secolo, il grandioso Castello, baluardo della città e del territorio circostante. Del castello restano alcune torri ed alcune mura merlate, e pochi resti dell'antico tempio di Venere. Il castello è preceduto dalle torri del Balio (il governatore), in passato collegate all'edificio da un ponte levatoio steso sopra un burrone (oggi colmato). Le torri furono più volte restaurate e una ricostruita, fra il 1873 e i1 1885. La facciata occidentale termina con merlatura ghibellina e presenta, sopra il portale ad arco ogivale con stemma degli Asburgo in pietra, una elegante bifora trecentesca. Il fronte è difeso da una caditoia (o piombatoio: apertura a scivolo) nascosta da lastroni. All'interno rimangono i locali adibiti a carcere, diviso in "sottano" (piano inferiore) e "soprano" (piano superiore), riservato ai nobili. L'abitazione del castellano e tutta una serie di altri edifici (collegati da una galleria sotterranea ancora esistente, che conduceva all'aperto) sono andati distrutti. Pochi i resti romani: probabili ambienti termali, il pozzo del tempio di Venere, ruderi delle mura difensive che la leggenda ritiene innalzate da Dedalo.
A sinistra del Castello normanno, si trova il Castello Pepoli, inserito nell'800 nel giardino del Balio (Villa Comunale) e trasformato in residenza.
In via S.Francesco incontriamo la Chiesa di San Francesco, XIV sec., più avanti, in Piazza del Mercato, è la Chiesa di San Martino, ristrutturata e decorata tra il Sei e il Settecento con portale barocco e orologio (il coro ligneo intagliato della chiesa, è un lavoro rispettabile di Bernardo Castelli, sec. XVII).
Di fronte al complesso di S. Martino si trova la seicentesca chiesa di S. Albertina degli Abbati, inserita in un isolato tipicamente medievale, con cortili interni quadrangolari separati dalla strada tramite ingressi.
Su via Generale Salerno s'incontra la Chiesa di S. Giuliano, edificata da Ruggiero II nel 1080 ma restaurata nel '600.
Il lato orientale del triangolo urbano è caratterizzato dalla Chiesa normanna di S. Cataldo, edificata nel '300 e più volte rimaneggiata, dal quattrocentesco convento di S. Domenico e dalla cupola bianca della chiesa di S. Giovanni Battista (originaria del XII secolo con un bel portale laterale ristrutturato nel XV e XVII secolo), che all'interno conserva opere della scuola di A. Gagini (1478-1536): il San Giovanni Evangelista, di Antonello, 153l, e il Battista, di Antonino, 1539.
La chiesa e il Convento del Carmine individuano l'isolato omonimo, sorto a ridosso delle mura che segnano i confini nord occidentali di Erice, in corrispondenza della porta del Carmine. Della chiesa quattrocentesca rimangono le belle volte a costoloni della navata centrale; l'adiacente casa Militari è coeva.
La Chiesa di San Pietro sorge al centro di Erice e di una rete di suggestive strade medievali, quali la via La Russa e la via S. Carlo. Il monastero è oggi una sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana.
Poco lontano, in piazza Umberto, si può visitare l'antica Loggia, che come in passato ospita il Municipio oltre alla Biblioteca Comunale e al Museo Civico "Antonio Cordici", erudito locale.
La zona tra palazzo Chiaromonte (XIII-XIV secolo) e la cinquecentesca Chiesa dei SS. Rocco e Sebastiano è tutta percorsa da scalinate. Segue via Carvini, collegata alla parallela via Rabatà, che corre lungo le mura, da numerose "venule" (vie strettissime che consentono il passaggio di una sola persona alla volta).
Il Museo, strutturato nel 1972, raccoglie materiali archeologici punici, greci e romani (tra cui una delicata testina di Afrodite, IV sec. a.C.), paramenti sacri, ricami in corallo, e, nell'ingresso, un gruppo in marmo di Antonello Gagini, I'Annunciazione, 1525. In anni ancora più recenti è stato istituito il Museo Agroforestale, nella vicina località San Matteo, che raccoglie esemplari locali della fauna, della flora e della vita contadina.
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