Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Stagnone
Al nobile Don Giovanni San Martino Ramondetta, Duca della Fabbrica unitosi in matrimonio con Girolama Ioppolo Cutelli (investita della baronia il 16 luglio 1748) si deve la costruzione, per quei tempi colossale, dell’ampio serbatoio idrico ancora oggi chiamato Stagnone per ovviare alle carenze idriche. Nel cisternone, infatti, furono captate le acque delle sorgenti a monte dell’abitato, esso accoglieva oltre 1364 metri cubi di acqua. E’ questa una costruzione in pietrame (di mt. 10,10 x 38,20, alta mt. 6,00 al colmo, muri perimetrali spessi mt. 1,60) con una serie di arcate centrali sostenute da 6 enormi pilastri, volte a crociera, anch’esse in pietrame, di notevole valore storico-architettonico.
Il Tirrito che un secolo dopo potè visitarlo, stupito, scrisse “Questa grande opera che dicesi avere costato 16.000 scudi (L.64.200), la quale per la forma della costruzione può rivaleggiare con le antiche fabbriche della dominazione romana , durò un secolo. Nel 1818 si sviluppò una frana che spaccò il suolo del cisternone e deviò le acque. Si spesero circa 4000 lire per ripararlo; ma dopo pochi anni ricomparve l’avvallamento provocato da una frana più profonda, che ne produsse il totale abbandono. Restano ancora i maestosi avanzi di sì grande opera...”
Lo Stagnone, oggetto di recente restaurato per quanto riguarda la struttura interna in pietrame, nelle sua solenne mole, oggi assolve egregiamente il suo compito in funzioni quali recite, mostre, convegni, esposizioni etc... le quali, pur non pertinenti l’idea progettuale di partenza, lo hanno portato alla ribalta e all’attenzione di un pubblico sempre più meravigliato ed ammmaliato dalla bellezza rustica del manufatto.