Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
S.Maria di Betlemme
Ubicata in una piazza tristemente famosa per l'eccidio degli ebrei che vi si consumò il 15 agosto 1474, lungo Via Marchesa Tedeschi, una delle due arterie in cui si biforca Corso Umberto a partire da Piazza del Municipio, la chiesa di Santa Maria di Betlem è una delle tre antiche collegiate (dal 1645) della città, e la sua presenza nel sito risale al XIV secolo.
La chiesa fu costruita al posto o per l'integrazione di quattro piccole chiese (San Bartolomeo, Sant'Antonio, Santa Maria di Berlon, San Mauro), e l'aspetto attuale si presenta come il risultato di interventi che vanno dal Cinquecento all'Ottocento.
Nel corso dei secoli la chiesa, infatti, ha subito diverse ristrutturazioni dovute ai danni dei terremoti del XVII secolo e all'alluvione del 1902, come testimonia una lapide interna indicante il livello dell'acqua raggiunto.
Della struttura originaria quattrocentesca mantiene il solo portale della navata destra, riedificata successivamente in stile barocco venne arricchita di elementi tardo-gotici, arabi, normanni e catalani.
La facciata, a due ordini, scanditi da una cornice marcapiano, è il risultato delle due fasi costruttive: il primo ordine, con tre portali, è da collocare tra il secondo Cinquecento e il primo Seicento, mentre il secondo ordine, in cui spicca un finestrone, venne realizzato nell'Ottocento (1821). Accanto alla Chiesa fu successivamente eretto un campanile datato 1897.
Lungo il prospetto laterale sinistro, si può ammirare una lunetta in calcare, la "Lunetta del Berlon" (sec. XV-XVI), pregevole bassorilievo in pietra modicana di ignoti artisti locali raffigurante una "Adorazione dei Pastori", probabile arcosolio del portale della preesistente Chiesetta di S. Maria di Berlon.
Sono visibile tracce dei colori con i quali, originariamente, doveva essere dipinto il bassorilievo. Nella parte sottostante è presente una scritta in vernacolare in caratteri gotici che fa riferimento a una chiesa di Berlon. Forse storpiatura di Betlem. La lunetta è testimonianza di una produzione locale con caratteri popolareggianti di estrema semplicità.
L'impianto monumentale (il terzo per importanza in città dopo quelli delle chiese di San Giorgio e San Pietro) è suddiviso in tre navate con il soffitto ligneo a capriate interamente istoriato i cui cassettoni sono attribuibili all'opera di Giuseppe Di Stefano (1875), mentre il pavimento marmoreo è risalente al 1888. L'organo monumentale in legno è del 1818.
All'ingresso possiamo notare un'acqua santiera realizzata interamente in pietra pece.
All'interno, in fondo alla navata di destra, si trova la Cappella Palatina, detta anche del Sacramento o dei "Cabrera". Eretta nel XV secolo, quando la Contea era governata dai conti Cabrera, è una delle testimonianza artistiche tra tardogotico e rinascimento più significative dell'intero territorio (la breve presenza siciliana di Federico Henriquez e Anna Cabrera coincide con la prima ondata di classicismo rinascimentale che aveva investito l'isola).
Nella Cappella si evidenziano così influssi arabo-normanni e catalani, dovuti chiaramente alle origini spagnole della famiglia Cabrera, che, per simboleggiare la loro maestosità, la vollero ai piedi del loro castello.
L'ambiente è a pianta quadrata, il basamento della cupola è di forma ottagonale definito da pennacchi ai quattro angoli, la cupola termina con un lucernario.
L'ampio e alto portale che occupa tutta la parete d'ingresso alla cappella è a sesto acuto con l'arcata ogivale interamente scolpita ed abbellita da fastosissimi intagli e delimitata da una grande cancellata in ferro battuto, scampata ai terremoti del 1613 e 1693. Nel ricco portale si sviluppano sulle pareti quattro medaglioni contengono busti di cavalieri.
L'arco è composto da un fascio di eleganti snelle colonne per lato (cinque tra semicolonne e pilastrini) riccamente arabescate, con infiniti ornamenti, bizzarri motivi vegetali e animali, figure di uomini o fantastiche; le colonne terminano con capitelli finemente scolpiti con maschere e con motivi a grottesche cinquecentesche.
La cappella, definita in passato arabo-normanna deve essere annoverata tra le testimonianze artistiche del primo Cinquecento con integrazioni e interazione di elementi classici, manieristici e gotici tipici dell'arte e dello stile caratterizzante la una civiltà architettonica ibrida della Contea di Modica.
Scudi e simboli sacri sono scolpiti nelle chiavi d'arco: partendo dal basso si trovano una testa di leone, una lira, un trofeo d'armi, uno scudo con una stella a sette punte, un putto alato, un agnello dentro una conchiglia sormontato da una corona.
All'interno, in alto, quatto grandi pennacchi angolari con cornici degradanti, motivi a conchiglia e nicchie, nonch´ maschere di carattere manieristico.
Il richiamo è alla Cappella di Sant'Antonino di Scicli e alla Cappella Naselli di San Francesco all'Immacolata di Comiso.
La calotta in Santa Maria di Betlem è liscia, senza costoloni, con alcuni medaglioni, citazione dotta cara alla cultura rinascimentale che fa riferimento alla tradizione archeologica romana.
Al suo interno sono custoditi la cinquecentesca "Madonna in trono con Bambino" in pietra dipinta e posta all'altare, oltre a due mausolei, quello di destra dedicato aDon Francesco Lorefice Platamone, e quello di sinistra a Donna Maria Casa Boccadifuoco.
La Chiesa di santa Maria di Betlem possiede uno dei più bei presepi dell'intera provicia di Ragusa. Si tratta di un suggestivopresepe monumentale di grande valore artistico, ubicato a metà della navata sinistra, con 62 statue in terracotta dipinta, realizzato nel 1882 da Azzolina e Don Giovanni Vaccaro, un maestro di Caltagirone.
La scenografia è stata curata da Padre Benedetto Papale che ha ricreato i paesaggi modicani quali il fiume, il castello, la cava dove è posta la Chiesa di Santa Maria di Betlem e gli stessi costumi dei pastori realizzati in pietra, cera, sughero e legno secondo la moda di fine Ottocento.
Il presepe può essere considerato un esempio di " verismo", tenendo conto del fatto che l'anno di realizzazione coincide con la data di pubblicazione dei Malavoglia da parte di Giovanni Verga.
Meritano attenzione anche il "Martirio di Santa Caterina", un'opera di Xavarella del 1640, e l'"Immacolata con Sant'Antonio", realizzata dal sacerdote Giuseppe Mauro nel 1738, entrambe poste nella navata destra.
Nella navata sinistra, si possono ammirare: una scultura raffigurante la " Madonna riposante" e la cappella con la statua di San Mauro, posta vicino al presepe.
Alle spalle dell'altare maggiore è posta la grande tela dell' Assunzione della Vergine, dipinta da Gian Battista Ragazzi nel 1713, modesta copia della bellissima tela di Pietro Novelli della Chiesa di Sant'Agata ai Cappuccini dei Giardini Iblei.