Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La Caterva - Pietraperzia
Costruita nel '300, la chiesa madre di Pietraperzia fu abbattuta una prima volta, nel '500, dal marchese Matteo Barresi per costruirvi sulla stessa area una nuova chiesa. Quest'ultima, pericolante, fu ulteriormente abbattutanel 1799 e ricostruita su progetto dell'architetto Trombetta di Caltanissetta. Della chiesa medievale resta veramente poco e solo qualche capitello o arco all'interno delle mura interne ricorda il passato originario dell'edificio. Al di sotto della chiesa madre vi è la chiesa detta Caterva che dovette essere la cripta della chiesa cinquecentesca. Originariamente chiamata "chiesa delle Anime Sante", la "Caterva", fondamenta dell'attuale chiesa madre di Pietraperzia, è una surreale "nicchia di ieratico silenzio". Il tetto basso e la dolcezza delle forme della pianta abbracciano la preghiera dei fedeli che possono ritrovare in essa il raccoglimento necessario. Intorno foglie e rami di stucco dorato si snodano per tutte le pareti fin alla volta creando una "selva" di intrecci e ricamati disegni e dai quali fuoriescono creature umane che sospendono la loro attenzione sull'asse della Trinità che si manifesta davanti a loro.
Il Padre, la cui immagine è dipinta sulla volta, guarda dall'alto e la sua voce sembra condotta da quella colomba (lo Spirito Santo), dipinto anch'esso, che, come una corona, si adagia al di sopra del capo del Figlio crocefisso. La caratteristica principale della chiesa della Caterva: un Crocifisso in legno, incassato tra gli stucchi dorati.
Nonostante i rimaneggiamenti dell'opera nei secoli non hanno permesso di chiarire l'origine della croce di legno, una quotata teoria lo inserirebbe all'interno del linguaggio figurativo di Coppo di Marcovaldo, come dimostra la tipologia del perizoma annodato nella parte anteriore che fu pressoché contemporaneamente introdotta in Toscana nel XIII secolo, a Pisa da Giunta ed a Lucca dai Berlinghieri.
La croce raffigura Gesù Cristo con i capelli raccolti a ciocche distinte e la testa lievemente reclinata sulla spalla destra mentre il corpo, limitato dal perimetro verticale della struttura lignea, tende, con un movimento del tutto innaturale, a piegarsi nell’altra direzione giungendo all’accavallamento delle gambe, con la destra che sopravanza la sinistra sino al piano di affioramento. I fianchi del Cristo sono stretti da un perizoma, rigidamente verticale ed a nodo centrale, è stato evidentemente ritoccato con l’aggiunta di un ulteriore nodo d’argento inserito lateralmente rispetto al precedente.
Il precario stato di conservazione della croce, annerita e vistosamente alterata da molteplici ridipinture sovrappostesi nel corso dei secoli oltre che da aggiunte e manomissioni varie, non consente di formulare giudizi che vadano al di là delle semplici ipotesi.
La Croce ricorda quella della Biblioteca di Sciacca alla quale sembra apparentarsi relativamente alle soluzioni formali e per l’analogo stereotipo stilistico. Quest’ultima, allogata in origine nella chiesa di San Nicolò, benché indubbiamente riconducibile a modelli giunteschi, manifesta una certa attenzione anche al linguaggio figurativo di Coppo di Marcovaldo, come dimostra la tipologia del perizoma annodato nella parte anteriore che fu pressoché contemporaneamente introdotta in Toscana nel XIII secolo, a Pisa da Giunta ed a Lucca dai Berlinghieri.
Il 7 febbraio 1992 la croce dipinta della Caterva venne rubata ed abbandonata, nonchè ritrovata, vicino ad un cassonetto dei rifiuti nel quartiere Terruccia.
Nella chiesa sono ulteriormente conservate anche le reliquie di San Felice.
Duante il periodo di maggio, nella chiesa della Caterva, è possibile assistere alle litanie del rosario nella parlata tradizionale di Pietraperzia. Quì di seguito si riporta la tipica preghiera.
Mistero
Miu Crucifissu, Amuri,chinu di tanti affanninun sacciu si mi dannu
oppuri mi salverò.
Ppi la vostra testa cu spini e dulura,
Gesù mio, cori infinitu,
cumu Patri Redenturi
mi darai l'eterna vita.
Caru Gesuzzu miu,
ppi lu vostru custatu,
renniri vogliu a Vui l'urtimu xiatu.
1 Coro
O Santissimu Crucifissu
li vostri grazii sunu spissu.
2 Coro
Nu a da scurari sta jurnata
c'amma essiri cunsulati.
Il 3 di maggio si dice
Arma mia pensaci beni,
pensa a lu jurnu ca amma muriri.
Lu munti Beriu amma passari,
lu nimicu amma 'ncuntrari.
Tu lu sa socchi cc'ia diri,
ca lu jurnu di li santi cruci
dissi mille e cintu voti:
Gesù, Santi Cruci aitutatimi vu!