“...accresciuto poscia di fabbriche e di sito parea un miracolo dell’arte poichè simile al Vaticano di Roma con due ali, nave, tao d’altissima mole tutto incrostato di pietre sceltissime col tetto dorato e con quadri vagamente ripartiti al vivo rappresentanti il martirio del glorioso Precursore S. Giovanni Battista...”
Cattedrale di S. Giovanni Battista
Piazza San Giovanni
Si ha notizia dell'esistenza di una chiesa dedicata a S. Giovanni nel 1308, era una delle 21 chiese esistenti a Ragusa, e risultava tassata di sei onze. Risulta inoltre che un certo Don Giovanni Rhodio nel 1430 era Parroco di S. Giovanni e di S. Giorgio.
Non ci sono certezze sulla collocazione del sito della prima chiesa di S. Giovanni, è noto però che ad un certo punto occupò il posto dell’antica Chiesa di S. Andrea Apostolo (costruita tra il 1130 ed il 1144) nel quartiere detto dei “cosentini” a Ibla sotto le mura del castello medievale, dove oggi si trova la chiesetta di Santa Agnese, edificata sulle sue rovine verso la fine del XVIII secolo.
Ancora oggi è possibile notare gli archi degli altari della vecchia chiesa di San Giovanni, sproporzionati rispetto al resto dell’attuale chiesa di S.Agnese molto più modesta.
Nel 1620 grazie agli interessamenti di Di Vincenzo Laurifici, amico del cardinale Matteo Barberini a sua volta molto vicino a Papa Gregorio XV ( 1605-1621 ), la parrocchia di San Giovanni ottenne la separazione da quella di San Giorgio e venne nominato parroco Don Ascenzio Guerrieri. La cosa non fu gradita dal parroco di S. Giorgio, Don G. Battista Bernadetto, che tanto fece fino a quando, nel 1626, nonostante la vicinanza di Don Ascenzio Guerrieri a Papa Urbano VII (1623-1644), riuscì a fare riunificare le due parrocchie togliendo, dopo sei anni, l’autonomia alla parrocchia di San Giovanni.
Infatti, la vecchia chiesa di San Giovanni gravemente danneggiata dal terremoto del 1693, venne riedificata al centro del nuovo abitato di Ragusa nella contrada del "Patro".
A seguito del terremoto del 1693, una parte della popolazione di Ragusa perlopiù legata alla parrocchia di S. Giovanni decise di ricostruire le proprie case nel luogo conosciuto come Piano del Carmine, fu deciso, inoltre, di piazzare una chiesa provvisoria in una piccola baracca. Secondo Emanuele Antoci nel suo libro “Il Barone Don Mario Leggio” la chiesa provvisoria di San Giovanni prese il posto di una chiesetta rurale chiamata Immacolatella e, in memoria dell’Immacolatella, nel prospetto del grande tempio, fu posta la statua dell’Immacolata .
Ottenuto il permesso dal Vicario di Siracusa e, su licenza del Grande Almirante di Castiglia e Signore di Ragusa, il 15 aprile del 1694 fu posta la prima pietra e la chiesa provvisoria dopo appena quattro mesi era completa, tanto che il 16 agosto fu benedetta e aperta al culto con una solenne cerimonia cui presenziarono tutti i maggiorenti della Contea. Il breve tempo occorso per la costruzione indica, appunto, che si trattava di una piccola chiesa, inadeguata alle esigenze del nuovo quartiere della città in espansione.
Nella nuova sede furono trasferiti le reliquie della vecchia chiesa di S. Giovanni di Ibla, in particolare la statua in pietra di San Giovanni Battista del 1513 scolpita da Angelo Recto e un reliquiario in argento contenente un osso di San Giovanni del XVII secolo.
La storia della chiesa è legata a quella di S. Giorgio e allo storico antagonismo che vide contrapposti per parecchi secoli i parrocchiani della chiesa di San Giovanni ai parrocchiani di S. Giorgio. Inizialmente, infatti, la Parrocchia di S. Giovanni era alle dipendenze della parrocchia di S. Giorgio, mortificando il desiderio di autonomia dei parrocchiani di S. Giovanni, anche alla luce della crescita numerica e al rafforzamento economico della popolazione appartenente a questa parrocchia.
Sotto l’influenza dell’antagonismo tra le fazioni dei Sangiorgiari e dei Sangiovannari, la nuova chiesa di S. Giovanni Battista venne addirittura paragonata al Vaticano da Leonardo Lauretta, vivente al tempo del terremoto del 1693 .
Nel 1695 avvenne la divisione della città in due: Ragusa la Nuova che comprendeva il nuovo abitato e Ragusa la Vecchia che comprendeva una parte dell’attuale quartiere di Ibla. A seguito di tale divisione il Vescovo di Siracusa designò la chiesa di S. Giovanni “Matrice” di Ragusa Nuova e la chiesa di S. Giorgio “Matrice” di Ragusa Vecchia; con la clausola però che in caso di riunificazione delle due città, il titolo di “Matrice” ritornasse alla chiesa di S. Giorgio . La riunificazione avvenne nel 1703 per cui i parrocchiani di S. Giovanni persero nuovamente l’autonomia amministrativa ed ecclesiastica.
Nel 1714 con una Bolla di Papa Clemente XI (1700-1721) i Sangiovannari ottenero la separazione dalla chiesa di S. Giorgio, anche se bisogna aspettare il 1729 per vedere applicati gli effetti di tale separazione con la nomina di Don Francesco Guarino a parroco di S. Giovanni.
Con la dissoluzione del 1714, e sotto la spinta dell’antagonismo con i Sangiorgiari, prese forza l’idea di ampliare la chiesa di San Giovanni trasformandola in un tempio che ricordasse, anzi superasse l’antico splendore del tempio di San Giovanni di Ibla.
Nel novembre del 1718 il Vescovo di Siracusa nominò alla direzione dei lavori Felice Garofalo e si iniziò probabilmente tra il 1719 e il 1720 la costruzione di una chiesa più grande a fianco della chiesa costruita nel 1694, in forte pendenza. Viene livellato, nel 1731 viene completato il campanile, nel 1760 viene costruito un nuovo campanile che rende però instabile la struttura costringendo a costruire dei contrafforti in pietra dallo spessore di circa tre metri alla base e modificando sensibilmente il prospetto originario.
Nel frattempo prendeva forma la nuova chiesa di San Giorgio a Ibla, l’antica rivalità ed il ricordo dell’antica “inferiorità” spinsero i procuratori di San Giovanni a desiderare una chiesa ben più grande rispetto al disegno originario. Fu deciso di allargare il prospetto della chiesa sino ad una larghezza di 44 metri.
Due “capimastri” di Acireale, Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono, potrebbero aver svolto un ruolo progettuale, e alcuni particolari architettonici dei prospetti della chiesa di San Giovanni sono tipici dei monumenti barocchi dell'area Acese e Catanese, come le caratteristiche paraste bugnate o il monumentale portale maggiore (che presenta notevoli analogie con il portale marmoreo della Cattedrale di Acireale).
La chiesa avrebbe dovuto avere due campanili di 50 metri ed una grande cupola. Ma problemi economici spinsero a ridimensionare tale progetto. Nel 1773 terminarono i lavori esterni e nel 1778 dopo il completamento di alcuni lavori interni, la chiesa fu consacrata senza che fossero presenti la cupola e il secondo campanile.
La cerimonia di consacrazione durò due giorni (30 e 31 Maggio 1778) e fu presieduta dal Vescovo di Siracusa Monsignor Giovan Battista Alagona. Nel 1780 iniziarono i lavori della cupola che fu terminata nel 1783. Il secondo campanile, nonostante i lavori iniziati nel 1832, non fu mai completato. Nel XIX secolo l’interno della chiesa fu abbellito da una serie di interventi decorativi e di ristrutturazione: rifacimento delle cappelle delle navate laterali, inserimento del pavimento in pietra nera con intarsi di pietra bianca, inserimento del grande baldacchino in velluto rosso ricamato in oro.
L'imponente complesso architettonico della Cattedrale, cinto dalle vie principali (via Roma, corso italia, corso Vittorio Veneto) si affaccia sulla omonima piazza San Giovanni e presenta una maestosa facciata che comprende sei grosse colonne, quattro semipilastri con paraste bugnate, sei colonnine, il portone centrale e le due porte laterali, quattro finestre e un finestrone.
Alla sommità delle colonne e delle paraste si possono ammirare sculture e capitelli in stile corinzio.
Le due coppie di colonne riccamente scolpite che affiancano il portale d’ingresso, reggono un timpano spezzato; ai lati le statue di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista e, al centro, in una edicola, la statua dell'Immacolata.
Anche le porte laterali sono finemente lavorate ai bordi con intagli e sculture, come pure gli ingressi sulle fiancate della Chiesa, che si aprono su bellissimi giardini.
Davanti si apre un ampio sagrato, sopraelevato rispetto alla piazza sottostante e cinto da una balaustra in pietra pece costruita nel 1745.
Nel secondo ordine, più modesto rispetto al primo, risaltano due grandi orologi solari& datati1751 (quello a sinistra misura il tempo in "ore italiche": dal tramonto al tramonto; quello a destra in "ore francesi": da mezzanotte a mezzanotte).
Sul lato sinistro del prospetto svetta il campanile che si innalza per circa cinquanta metri e termina a cuspide opinione comune, supportata dalla vecchia presenza di alcuni gradini per salire in cima, nei pressi dell'attuale Battistero, è quella che il progetto originale, purtroppo a noi non pervenuto, prevedesse un secondo campanile a destra, simmetrico a quello esistente.
Opera dei maestri costruttori Mario Spata e Rosario Boscarino, ignoto il nome del progettista, la Chiesa presenta l'interno a croce latina a tre navate con presbiterio absidato ed in pietra pece, oggi intonacato, con capitelli riccamente scolpiti dal capomastro Carmelo Cultraro nel 1731 e successivamente dorati. Le navate sono divise da due ordini di colonne, massicce, in pietra asfaltica, con capitelli corinzi.
Sopra le colonne si trovano grandi cartigli con i versetti della Sacra Scrittura che si riferiscono a Giovanni il Battista, scolpiti nella pietra calcarea da Crispino Corallo nel 1741, a cui successivamente vennero aggiunti gli angeli in stucco.
Tra il 1776 e il 1777 Giuseppe Gianforma ed il figlio Gioacchino decorarono con pregevoli stucchi dorati di gusto rococò le volte delle navate e del presbiterio e nelle pareti dei transetti realizzarono delle grandi nicchie circondate da statue.
A sinistra le Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) fanno da cornice alla Crocifissione mentre a destra le statue dell'Eterno Padre adorato dagli angeli circondano una tela raffigurante l'Adorazione dei Pastori, di scuola napoletana della metà del XVIII secolo. Terminate le decorazioni interne, il 30 maggio del 1778 la chiesa venne solennemente consacrata.
Maestosa ed imponente la cupola, finemente affrescata.
Monumentale il magnifico organo, opera dei maestri Serassi, che troneggia all'interno del tempio insieme a numerose opere d'arte fra cui una tela raffigurante San Filippo Neri di Gaetano Sebastiano Conca e diverse cappelle affrescate dal ragusano Salvatore Cascone.
Pregevoli le due statue del Santo: una in pietra pece, datata 1513, opera di Angelo Rocchetti, proveniente dall'antico tempio, l'altra lignea, del 1858, che si porta in Processione durante i festeggiamenti patronali, opera del ragusano Carmelo Licitra, detto 'u giuppinu'.
Percorrendo la navata di sinistra si possono ammirare :
nella prima Cappella la Statua di San Giovanni, in legno, ricavata da un tronco di cipresso
nella seconda Cappella una statua di San Giuseppe di recente fattura
nella terza il quadro del Conca raffigurante San Filippo Neri
nella quarta un quadro raffigurante le Tre Marie, opera del ragusano Salvatore Cascone
nella quinta un dipinto di Antonio Manno, il Cristo legato alla colonna.
Nel braccio sinistro del transetto l'altare della Madonna del Buon Consiglio o altare del Crocifisso. L'immagine della madonna del Buon Consiglio è da attribuire al Quattrocchi (1744). Incorniciato di pregevoli stucchi, domina il crocifisso in bronzo, (1967) con il quadro delle pie donne sotto la croce, che fa da sfondo. Gli stucchi del transetto sinistro raffigurano, come già detto, "le virtù teologali" e sono di Gianforma 1774 a cui collaborò pure Serafino Petrolio di Siracusa, che si "obbliga a dare lo stucco a tenore". Alla stuccatura seguì la doratura che si concluse nel 1778.
All'incrocio del transetto con la navata centrale, nel 1783, venne innalzata la cupola che, nei primi anni del secolo XX, fu rivestita con una copertura di lastre di rame, per eliminare le nocive infiltrazioni d'acqua piovana che ne stavano compromettendo la struttura. Nella prima metà del secolo XIX gli altari delle navate laterali originariamente in pietra calcarea riccamente scolpita e dorata, opera degli intagliatori ragusani della famiglia Cultraro, sono demoliti e trasformati in piccole cappelle, in cui vennero posti dei sobri altari in marmi policromi. Nel 1848 viene realizzata la caratteristica pavimentazione costituita da lastre di pietra pece con intarsi in calcare bianco, mentre nel 1858 è costruito il grande organo "Serassi", con la sua monumentale cantoria in legno scolpito e dorato, oggi posta sopra la porta maggiore.
Nell'abside di sinistra, la Cappella di San Giovanni, un dipinto di Paolo Vetri (1906),
'San Giovanni nel deserto' con accanto una graziosa bambina (la figlia del marchese Schininà, scampata miracolosamente ad una grave malattia), con ai lati due bassorilievi rappresentanti la nascita e la decollazione del Santo.
Nell'
abside centrale si possono ammirare gli stalli del coro magnificamente intagliati e gli affreschi eseguiti nel 1926 da Primo Panciroli raffiguranti il Battesimo di Gesù, la Decollazione di San Giovanni, i Santi Zaccaria ed Elisabetta.
L'abside di destra,
Cappella del Sacramento, presenta due bassorilievi in marmo, scolpiti dal Prinzi nel 1872, rappresentanti Melchisedec nell'atto di offrire pane e vino ad Abramo, a sinistra, e l'Ultima Cena a destra.
Il transetto di destra offre alla vista un ottocentesco quadro della Natività.
La navata di destra, in direzione dell'uscita della Chiesa, presenta nella quinta Cappella l'organo Serassi risalente al 1856,
nella quarta un quadro di Dario Guerci raffigurante l'Immacolata
nella terza un dipinto di Paolo Vetri, raffigurante San Gregorio
nella seconda un quadro di sant'Isidoro, di autore ignoto
nella prima cappella il Battistero con numerosi dipinti del ragusano Cascone, affrescati nel 1954. L'opera comprende 110 figure di primo piano. Nel Battistero si può ammirare il Fonte Battesimale, opera dello scultore Carmelo Cappello.
Di rilievo la Canonica, prospiciente su via Roma, di chiara ispirazione settecentesca, con paraste centrali e laterali finemente lavorate con capitelli corinzi e sculture ornamentali, finestre trifore al centro, finestre ai lati e balconi, che si affacciano lateralmente, sui giardini, con mensoloni riccamente scolpiti.
Il 6 maggio del 1950, con la istituzione della diocesi di Ragusa con ’Arcivescovo di Siracusa Mons. Ettore Baranzini, la chiesa è divenuta cattedrale.