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::Eloro a Noto » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Eloro

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Eloro (Helorus in latino) è un sito archeologico ubicato su una collina prospiciente il mare Jonio, nei pressi della città di Noto, in provincia di Siracusa, alla foce del fiume Tellaro, allora con lo stesso nome della città . Si raggiunge dal Lido di Noto percorrendo un stradina sterrata che passa vicino all' Hotel Eloro.
Andando verso Noto Marina, a nord-ovest, è visibile una una colossale colonna in rocchi di pietra calcarea (diametro di 3,80 m e altezza ricostruibile in circa 10 m) detta « colonna pizzuta » non chiaramente se per la sua strana forma o per la coltivazione del tipo di mandorla detta appunto « pizzuta » .
Prima degli scavi di Orsi si pensava che fosse di un monumento eretto a ricordo della battaglia dell'Eloro, ma Orsi trovò una camera ipogea scavata nella roccia, con l'interno stuccato in rosso e bianco.
Da allora si ritiene che la « colonna Pizzuta » sia un monumento funerario di una famiglia vissuta nella seconda metà del III secolo.

Storia
L'antica città fu fondata da coloni corinzi sbarcati dalla vicina grecia nel VII secolo a.C., a circa 35 chilometri a sud di Siracusa, sulla direttrice della più tarda « via Elorina », che servì a collegare le colonie greche di Siracusa stessa, Kamarina e Gela.
Nell'alto corso del fiume Tellaro, presso la città Ippocrate, tiranno di Gela, sconfisse in battaglia nel 493 a.C. le forze siracusane, mentre nel corso della guerra del Peloponneso gli Ateniesi furono sconfitti nel 413 a.C..
Nel 263 a.C. fece parte dei possessi riconosciuti dai Romani a Ierone II di Siracusa e nei successivi 54 anni subì profonde trasformazioni a carattere urbano.
Nel 213 a.C. si arrese senza nessuna lotta al console romano Claudio Marcello, e fu svaligiata da tutte le sue opere d'arte da Verre.
La città continuò a esistere orgogliosamente nel suo splendore fino al periodo bizantino, ma venne quasi completamente distrutta con l'arrivo degli Arabi.
La città rimase nell'oblìo fino al 1353, quando Blasco Aragona, agli ordini di Pietro d'Aragona, costruì a sud-est la torre « Stampace » a difesa della costa: la torre poggia sui resti di una fortezza, citata da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C..
Gli scavi archeologici del 1899 hanno portato alla luce le mura urbiche e torri quadrate, ancora oggi visibili e datate da Paolo Orsi al V secolo a.C., ma successivamente attribuite invece al VI secolo a.C. nella loro fase originaria. In seguito vennero ricostruite sopra i resti di quelle più antiche, forse nella seconda metà del IV secolo a.C..
Vicinissimo alla spiaggia ci sono i resti di un santuario dei Demetra e Kore che riprende forse un più antico culto indigeno siculo.
Il santuario era costituito da diversi ambienti. Il primo impianto risale al VI secolo a.C. ma venne utilizzato fino al III secolo a.C. come testimoniano gli ex voto conservati nel Museo archeologico di Noto. Successivamente il santuario venne trasferito all'interno della città come piccolo tempio in antis e circondato da un porticato (stoà) a tre bracci, dorico in facciata e a due navate.
Il porticato era connesso anche con l'agorà, di cui restano visibili solo le cisterne scavate nella roccia per raccogliere l'acqua piovana. Dalla piazza una via si dirigeva verso il mare a sud-est: insieme ad un'altra via in senso nord-sud definiva gli assi della struttura urbanistica della città.
Nella zona più meridionale della città, si possono vedere i resti di un tempio del IV secolo a. C., forse dedicato al dio Asclepio (Asklepios in greco, ed Esculapio-Aesculapius in latino) costituito da un cortile circondato da portici, dove gli ammalati sostavano e dormivano in attesa della visita del dio in sogno che avrebbe portato alla guarigione.
Nei pressi sorgeva un piccolo thesauròs, ossia un edificio a forma di piccolo tempio in antis destinato ad ospitare le offerte votive e datato alla seconda metà del IV secolo.
Verso sud, sulle pendici della collina, si trova un teatro greco, in parte scavato nella roccia e in parte costruito, risalente alla fine del IV - inizi del III secolo a.C. in parte intaccato da un canale di bonifica eseguito negli Trenta, durante il regime fascista.
Le quattro necropoli cittadine (distinte dagli studiosi moderni con le prime lettere dell'alfabeto) erano situate sul terrazzo roccioso a nord dell'abitato.
La bellissima spiaggia non attrezzata, molto ampia sia in lunghezza che in larghezza,nonostante sia vicino al Lido di Noto, èabbastanza isolata e le sue dimesioni consentono ai bagnanti una buona quantità di spazio.



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