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::Megaliti di Argimusco a Montalbano Elicona » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Megaliti di Argimusco

Megaliti di Argimusco




L’altopiano dell’Argimusco sorge ad Ovest di Montalbano Elicona, lungo la strada che collega il paese a Randazzo, al bivio che porta a Monte Croce Mancina, su una sella che fa da spartiacque fra la valle dell’Alcantara e la costa tirrenica. L’altopiano si trova ad un’altezza tra i 1165 ed i 1230 metri s.l.m. all'incirca al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani. In questa zona, nei pressi del borgo di Montalbano Elicona e della Riserva Naturale del Bosco di Malabotta sorgono, numerosi roccioni di arenaria quarzosa modellati in forma curiosa e suggestiva che rendono il luogo affascinante e al contempo inquietante. Sono i megaliti dell’Agrimusco o prodigio della natura geologica del terreno e dell’erosione. Per alcuni sono maestose sculture opera di antichi abitatori di quei luoghi, allineate con i solstizi e con le costellazioni: antichi menhir e quasi irriconoscibili dolmen. I geomorfologi e gli archeologi propendono piuttosto per l'origine assolutamente naturale di queste forme, dovute in particolare all'erosione eolica. Le Rocche dell’Argimusco rappresenterebbero così uno dei rari esempi di complessi megalitici naturali dell’intera Italia meridionale dove l’azione degli agenti atmosferici, principalmente il vento e l’acqua, ha modellato queste enormi rocce, creando megaliti dalle particolari figure antropomorfe e zoomorfe.
Così, come accadde in diversi luoghi della Terra, queste rocce e l’intero paesaggio furono scelti dalle antiche popolazionni per praticare l’astronomia, per decifrare i movimenti degli astri, giungendo a scoprire l’alternarsi delle stagioni e fissare le basi per un pratico e utile calendario. Questo luogo atavico ben presto diventò un osservatorio astronomico naturale, un luogo dove venivano celebrati antichi riti sacrificali e molte delle pietre in esso presenti furono lavorate per fini precisi.
In questo luogo, che da molti è stato già definito come la ‘Stonehenge siciliana’, tra i megaliti più notevoli, nei pressi della Portella Cerasa si ergono maestosi, solenni e vagamente minacciosi due grandi massi di forma allungata, che richiamerebbero i simboli della virilità e della femminilità, mentre un altro megalite poco distante avrebbe aspetto di aquila e vi sarebbe stato inciso il simbolo del sole.
Più a ovest, in località Portella Zilla, una costruzione pastorale ingloberebbe i resti di un dolmen con davanti un gran masso, che sarebbe quanto resta di un menhir rovinato al suolo.
Una parte del territorio è attraversata da una muraglia costituita da pietre squadrate che, in un comprensorio panoramico come questo, fanno pensare ad una fortificazione o ad una postazione d’avvistamento. Alcuni vi indicano il campo di una guarnigione di epoca Romana posta a sbarramento della strada che collegava la valle dell’Alcantara all’insediamento di Tindari ed alla costa settentrionale della Sicilia. Vi è una tomba a Tholos in pietra resaturata, somigliante a un nuraghe o a un trullo.
Sull’altipiano dell’Argimusco non è mai stato compiuto alcun scavo archeologico ufficiale, ma dai reperti pervenuti dalle aree circostanti si può supporre che il sito sia stato antropizzato già dall’Età del Bronzo. In questo periodo della protostoria è molto probabile che il pianoro dell’Argimusco, come nella maggior parti dei siti megalitici europei, sia stato utilizzato come luogo di sepoltura, una sorta di necropoli sacra d’altura. In seguito il sito potrebbe essere stato utilizzato come area per svolgere riti sacri e spirituali, e soprattutto come spazio per le osservazioni astronomiche. Una risposta certa a queste supposizioni può darla solo uno studio archeologico ed archeoastronomico adeguato.
Diversi sono stati gli studiosi che nel XX secolo hanno proposto studi e teorie sull'altopiano megalitico. Nel libro 'Montalbano Elicona. Storia e Attualità' di Nicola Terranova, l'Argimusco viene menzionato più volte, soprattutto in riferimento al passaggio delle legioni romane al comando di Cornificio ed Ottaviano Augusto (I sec. a.C.). A riguardo l'autore montalbanse cita le opere di Cicerone (Verrine) e di Appiano Alessandrino (Delle guerre civili de' romani).

Tra i primi studiosi che hanno realizzato ricerche sull'Argimusco e sul suo territorio si deve certamente annoverare il Prof. Gaetano Maurizio Pantano, già insegnante di disegno e storia dell'arte che vive a Montalbano Elicona. Affascinato dalle innumerevoli strutture megalitiche dislocate nell’intera zona che circonda il paese di Montalbano, interpretate come segni tangibili di un’antica e sconosciuta civiltà del passato, il Prof. Pantano ha studiato per più un ventennio l’intera zona, scoprendo interessanti siti preistorici. Parte di queste ricerche sono confluite nel famoso saggio “Megaliti di Sicilia” del 1994.
Un altro studioso che ha intrapreso ricerche sul territorio abacenino è il Prof. Giuseppe Todaro, insegnante di scienze che ormai da numerosi anni vive a Bergamo. I primi studi del Prof. Todaro risalgono agli inzi degli anni '80 dello scorso secolo, ed in essi è da sottolineare la lungimiranza della proposta di una valenza cultuale e primitiva dell'altopiano dell'Argimusco. Le sue ricerche sono confluite in tre libri: il saggio 'Alla Ricerca di Abaceno' del 1992, ed i due romanzi 'Il mistero di Arnaldo' e 'Ritorno a Montalbano' (2009 e 2013).
Pur avendo suggerito numerose proposte ed idee di ricerca, l’area non fu soggetta in seguito ad ulteriori studi. Intanto, negli anni a seguire, il pianoro dell’Argimusco veniva scoperto da un crescente numero di appassionati della natura, escursionisti e viaggiatori.
E così molti anni dopo le scoperte e gli studi dei Professori Pantano e Todaro, quasi per caso, nell’estate del 2004, l’archeoastronomo Dott. Andrea Orlando scoprì questo luogo unico e, da quel momento, iniziò uno studio scientifico sul misterioso pianoro, affascinato e rapito dalla bellezza delle pietre ancestrali. Dopo anni di sopralluoghi, osservazioni e visite, lo scienziato etneo nel settembre 2014 ha partecipato a Malta al XXII convegno della SEAC (European Society for Astronomy in Culture), presentando il primo studio scientifico sull'Argimusco ed il territorio circostante.

Video
The Mirror of the Stars
Dal Cielo - Pietre&Stelle
Festival di Archeoastronomia 2013

Come arrivarci:
Dalla A20 Catania-Messina, uscita Giardini Naxos, si segue la SP fino al bivio per Roccella Valdemone. Giunti alla Portella s’imbocca a destra la strada che conduce sul Pianoro Argimusco.





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