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Santuario Madonna dello olio - Blufi
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Santuario Madonna dello olio - Blufi

Santuario Madonna dello olio - Blufi




Il Santuario della Madonna dell'Olio (sec VIII) è un santuario che sorge a quasi 2 km dal paese, a 660 metri sul livello del mare.
La denominazione “Madonna dell’Olio” potrebbe derivare dalla presenza di oliveti in tempi antichi, nella zone - che avrebbe dato il nome anche al torrente Oliva, che lambisce la collina del Santuario e che sfocia nel fiume Imera Meridionale, in una zona chiamata “Giardini d’Oliva” - o dalla presenza di una sorgente di olio minerale utilizzato come rimedio per alcune malattie cutanee, a pochi metri dal Santuario
L'esistenza di una chiesetta nel luogo dell'odierno santuario è testimoniata sin dall'epoca medievale. Le pietre che stanno all'orlo della predella dell'altare sarebbero del sec. XII, mentre la piccola campana reca incisa la data del 1135. In un manoscritto del 1832 se ne fa risalire l’origine al sec. VIII, infatti così si legge del santuario: "è fuor di dubbio che quel Santuario è soggetto al Rev.mo Arciprete di Petralia Soprana, che la Chiesa nell’ottavo secolo fu costruita dai fedeli sparsi nell’economie di quelle vicine campagne, e riedificata dalla pietà del clerico D. Francesco Ferrara di detta Petralia nel 1762".
La chiesa attuale è d’impianto settecentesco. L’elegante facciata è stata stravolta dalla demolizione negli anni ’60 del campanile a vela che la sovrastava e dalla costruzione di un anacronistico campanile in cemento armato.
L’interno è a navata unica; la volta e le colonne che sorreggono l’arco principale sono decorate con con pregevoli stucchi del 1841 che riproducono motivi ornamentali e floreali - come attesta l’iscrizione posta al centro dell’arco principale: “Oleum effusum nomen tuum. 1841”. L’altare maggiore custodisce la statua della Madonna, in legno dipinto, opera dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi (1734-1818), recentemente (2006) riportata ai colori originali dal restauratore Cataldo Zaffora. Il primo altare di sinistra custodisce la statua di san Giuseppe, in legno dipinto, - attribuita al Bagnasco - di pregevolissima fattura del 1838.
A poche centinaia di metri dal santuario è situata una sorgente di olio minerale scavata nella roccia. Di questa sorgente si fa menzione sin dall'età classica: Aristotele nel "Meteorologicorum" parla di un liquido salato e acidulo, usato come aceto, che sgorga nel "Sicanico agro".
Una leggenda racconta della presenza nei pressi del santuario di una sorgente di olio commestibile che poi sarebbe stato mutato nell'olio attuale perché ne veniva attinto più del necessario. Un cambiamento di ubicazione della sorgente sarebbe avvenuto nel secolo XIX, a causa dell'esaurimento della prima sorgente, più vicina alla chiesa.
L'olio di questa sorgente, chiamato comunemente "Olio della Madonna" è usato come rimedio per alcune malattie della pelle e come vermifugo.




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