Il patrimonio artistico e monumentale di Piana degli Albanesi nasce dalla fusione tra arte bizantina e arte barocca, come testimoniato dalle numerose chiese tra le quali
ricordiamo: la Cattedrale di San Demetrio Megalomartire di Tessalonica, San Nicola, San Giorgio e Sant'Antonio Abate.
Nella piazza centrale si erge la chiesa della Madonna Odigitria, patrona del paese e centro del culto di tutti gli albanesi.
Il rito religioso è greco-bizantino in quanto espressione della chiesa ortodossa di Costantinopoli, oggi comunque vicina e dipendente dalla chiesa cattolica e dal Papa
di Roma. Tra gli elementi tipici che caratterizzano le strade del centro storico ritroviamo molteplici fontane.
Il centro antico del paese interpreta lo stile costruttivo tardo-medievale, cinquecentesco e seicentesco, rispecchiando gli status sociali e le condizioni economiche
dell'epoca in cui sorse l'insediamento. Sulla base dei documenti, ad oggi disponibili, è possibile supporre che gli arbëresh fondatori di Piana degli Albanesi,
dopo quasi un secolo di permanenza nel luogo, abitassero in case costruite secondo schemi architettonici più medievali che cinquecenteschi, ne è testimonianza
l'uso di archi in pietra e di volte a botte.
Le strade urbane sono strette e costituite da scalinate (shkallët) e dal vicinato (gjitonì), lo spazio fisico luogo di aggregazione antistante le abitazioni,
ad eccezione della strada principale (udha/dhromi i madh), l'asse longitudinale ampio e rettilineo di Corso Giorgio Kastriota che si stende da nord a sud-est,
e sul quale si arriva entrando nel paese. Il tessuto dell'area centrale è costituito da grossi lotti irregolari e da una trama viaria curvilinea tardo-medievale,
spesso accidentata, con rampe gradinate. Il centro di aggregazione per eccellenza, luogo reale e simbolico di incontro, comunicazione e informazione, con funzione
regolatrice, è la Piazza Grande (Sheshi i Madh), con la vecchia sede del municipio e le "quinte secentesche" costituite dalla fontana Tre Kanojvet e dalla chiesa-santuario
di Maria SS. Odigitria.
Il patrimonio artistico e monumentale di Piana degli Albanesi è fondamentalmente percorso da due stili, o meglio da due culture: quella barocca, la cui esistenza si è
protratta sino agli inizi del Novecento; e quella bizantina, esistita sempre a livello latente e con periodi di piena espressione. I due stili hanno avuto anche momenti
di fusione con esiti singolari. L'arte bizantina, quali erano legati gli esuli Albanesi, non viene abbandonata, anzi la sua influenza si fonde nell'orbita delle
caratteristiche architettonico-urbanistiche.
Tra la fine del cinquecento e la prima metà del Seicento, principalmente, fu realizzato quanto vi è oggi di maggiore interesse artistico-architettonico: chiese,
fontane, palazzi e assetto del centro storico. In questo periodo fu il barocco meno capriccioso e privato delle esasperazioni decorative lo stile che si affermò,
e una personalità su tutte incise profondamente quegli anni, quella di Pietro Novelli, architetto e pittore monrealese, molto attivo nella colonia siculo-albanese.
Nei secoli successivi, tra il Settecento e l'Ottocento, non si registrarono che aggiunte e completamenti compatibili con la conformazione ormai assestata.
Nel secondo dopoguerra sono state operate trasformazioni urbanistiche e architettoniche, non sempre rispondenti a canoni culturalmente e scientificamente
corretti, che hanno prodotto in alcuni casi danni irreversibili e compromesso il fascino originario. Parallelamente, però, si è registrata una attenzione
particolare per l'arte bizantina, rivalutando gli aspetti storici e artistici conservati.
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